Il mondo francescano ricorda nella notte del 3 ottobre l’ultimo sì di Francesco, quello a sorella morte, ultimo dei tanti sì al Signore:
il sì a lasciare la sua casa, la sua famiglia e seguirlo…
il sì ad incontrarlo nel lebbroso e nei poveri e seguirlo….
il sì alla fraternità, fatta di fratelli ma anche di incomprensioni e seguirlo…
il sì a portare la Sua Parola tra la gente, anche gli umili, anche gli alti prelati e seguirlo…
il sì a portare nel corpo i segni della sofferenza di Cristo sulla croce e seguirlo…
il sì sempre detto con gioia, non senza fatica, anche l’ultimo.
I sì di Francesco sono stati ciascuno un atto di consegna totale al Signore, un lasciare che il “chicco di grano” muori per portare frutto, un invito anche per noi a lasciar morire qualcosa di noi stessi per dare spazio al nuovo che ci attende, per poter dare più frutto: un morire per rinascere.
Il 17 settembre di quest’anno si è concluso l’ottavo centenario dell’impressione delle stimmate di S. Francesco sul monte La Verna: questo straordinario evento vissuto da Francesco ci mostra come da queste ferite di amore, proprio passando prima attraverso tanti sì quotidiani, è entrata per lui una vita nuova, una luce che ha dato risposta alle sofferenze e al dolore di Francesco, un amore totalizzante con cui Dio lo ha fatto suo, così che è il suo stesso corpo a parlare: «non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20).
«Ora mi riconsegno a te, sulla soglia della morte. E ti affido i miei frati, perché nell’assenza di tutto sappiano rendere visibile la tua presenza».
V. Maurizi – Come lui
Signore, donaci la grazia di seguirti come ha fatto il nostro padre e fratello Francesco, nella semplicità della nostra vita quotidiana, fatta di tanti piccoli sì, capaci di aprirci al tuo dono d’amore e di renderci testimoni della tua presenza fra noi.