Oggi, domenica 10 novembre, per noi suore elisabettine è un giorno speciale: facciamo memoria della nascita della nostra famiglia religiosa, avvenuta il 10 novembre 1828.
Quel giorno la nostra fondatrice, Elisabetta Vendramini, si trasferì con le prime compagne nella soffitta di una casa in via degli Sbirri a Padova: dopo lunghi anni finalmente il sogno di dare vita ad una comunità di terziarie francescane che si dedicasse ai più poveri e abbandonati cominciava a prendere forma. Un sogno che Elisabetta da molto tempo portava nel cuore e che Dio stesso la invitava a realizzare.
Vi proponiamo quanto lei stessa ci ha lasciato in memoria, raccontando di quel primo inizio, insieme anche ad una riflessione che ci aiuta a cogliere come quanto Elisabetta ha vissuto dice qualcosa anche a noi e alla nostra vita…
Nel 1828 fui da lui posta con una compagna, dopo mille vicende, in una splendida reggia della santa povertà, priva persino del letto, aspettandolo da Dio, autore di tale impresa. Risplendette lo stesso giorno la sua provvidenza, e mi fu dato un pagliericcio e una coperta di lana, perché ben cominciava il freddo.
Le stanche mie membra, sbattute da alcuni mesi dalla terzana, trovarono in questo duro letto quel riposo che in un morbido letto non avevo trovato fino a quel punto. Le notturne stelle, che si facevano vedere dalla bucata soffitta, non potevano essere che amabili se il sonno, straniero da molto agli occhi miei, tolta non mi avesse sì cara contemplazione.
Riflessione di suor Donatella Lessio
Può diventare una soffitta una splendida reggia? No! O è un buio sottotetto o è uno sfarzoso palazzo!
Questo potrebbe essere un ossimoro, figura retorica che accosta gli opposti! Ma questa affermazione, per Elisabetta Vendramini, di retorico non aveva proprio niente. Quando una soffitta diventa una reggia significa che dentro questa affermazione c’è un’intensa esperienza spirituale interiore che mette al posto giusto le cose. Lei che proveniva dagli sfarzi della borghesia bassanese fa diventare “reggia” un luogo poverissimo perché non solo aveva trovato il Tutto – san Francesco direbbe Tu Signore sei tutta la mia ricchezza a sufficienza – ma perché da lì, per volere di Dio, il suo sogno avrebbe messo le ali; proprio da lì, dove il tetto bucato mostrava le notturne stelle, la Famiglia elisabettina avrebbe raccontato, per il mondo tutto, la misericordia di quel Padre, che rende splendida ogni cosa, anche una vecchia soffitta.
Quale tua “soffitta” può diventare una reggia?
La mia stanza che ogni giorno diventa una cella ove parlo con il Signore e Lui mi parla.
Buon cammino a voi