Tra gli infiniti spunti con cui questo vangelo scuote e scalda il cuore, mi calamita una semplice e potente congiunzione: “se”. Sia Marta che Maria la usano quasi per scaricare su Gesù il dolore, il peso e la responsabilità per quanto accaduto all’amato Lazzaro: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Nello stesso tempo, dal “se” di queste due donne, traspare anche una grande fiducia nell’amico Gesù. E Gesù rilancia a Marta un altro “se”: “se crederai, vedrai la gloria di Dio”.
Sono comodi i “se”, perché sembrano alleggerire le mie responsabilità, perché mi fanno prendere tempo in attesa che gli altri facciano qualcosa, che le condizioni esterne siano le migliori per realizzare ciò che invece dipende soprattutto da me… Sono pericolosi i “se”, perché innalzano muri di dubbi e paure che bloccano la vita…
Fa’ che i miei “se”, Signore, diventino “sì” fiduciosi nel tuo amore, e allora saranno tolte tante pietre e si apriranno nuove possibilità perché la vita torni a scorrere libera.
(Gv 11,1-45)
suor Isabella Calaon