Il nome è il segno della nostra unicità, della nostra essenza. È quel frammento di oro fino che siamo quando nasciamo, quando ci viene dato il nome, prima che la vita e le nostre scelte a volte sbilenche possano costruirci intorno una corazza di ipocrisia, di peccato, di male.

Gesù chiama Zaccheo per nome. Non vede prima di tutto il pubblicano, vede quella essenza, vede lui, Zaccheo, e vede tutti noi come appena usciti dal soffio di Dio, degni della sua compagnia, capaci di diventare creature stupende. È questo sguardo che ci cambia, non si diventa migliori per dovere o per legge, solo l’esperienza di sentirsi amati tira fuori la versione migliore di noi.

Cerchiamo allora nella preghiera e nella Parola questa Voce che ci chiama per nome.

(Lc 19,1-10)

suor Vittoria Faliva

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